Che l’universo dei videogiochi abbia da sempre fagocitato il modus operandi di cinema e TV non se ne è mai fatto mistero. Basti pensare a quanto la settima arte abbia trasmesso a quella dei videogiochi in passato, e quanto quest’ultima abbia contraccambiato negli ultimi anni. Ma siamo nell’epoca d’oro delle serie TV, ed è innegabile il successo mediatico di serial come Games Of Thrones, Breaking Bad, Lost e tanti altri ancora. Un successo talmente straripante da condizionare persino la struttura dei videogiochi. E non stiamo parlando semplicemente dei tie-in e dei prodotti su licenza, ma di un format tutto nuovo con i suoi pro ed i suoi contro. Analizziamo insieme ciò che è e ciò che sarà di questa nuova alleanza tra serie tv e videogiochi.
Serie Tv e Videogiochi: nelle puntate precedenti…
Partiamo da un presupposto fondamentale: la natura episodica delle serie Tv e dei videogiochi ha dalla sua parte delle caratteristiche che la differenziano parecchio dalle controparti a stesura unica, esse consistono in una struttura più profonda ed un legame lungimirante nei confronti del consumatore, caratterizzazione più complessa dei personaggi, approfondimento di sottotrame impensabili da inserire in una singola pellicola, cliffhanger posti a fine episodio con l’intento di torturare lo spettatore/videogiocatore nell’attesa dell’arrivo del prossimo episodio. Insomma, una ricetta studiata e ben collaudata.
Nel mondo dei videogiochi questa nuova formula si è da poco presentata ed ha già ottenuto un discreto successo. Il primo gioco che viene in mente è Life is Strange, non di sicuro un capostipite del genere. Il gioco sviluppato dalla casa francese Dontnod e prodotto da Square, però, è un condensato di chiari richiami a serie televisive e cinema Cult (Donnie Darko su tutti). Un’esperienza meravigliosa, strutturata in 5 episodi (lanciati a circa 2/3 mesi l’uno dall’altro) nei quali si è protagonisti di un saliscendi di emozioni difficilmente riscontrabile nei videogiochi odierni. Senza voler scendere nei particolari, Life is Strange è un prodotto di pregevole fattura, una trama ben articolata, personaggi complessi e mai banali, ed una giocabilità basata sulle ardue scelte che si presentano davanti al giocatore nei momenti cruciali. Proprio sul fattore giocabilità, il titolo Dontnod, si discosta dal concetto classico di videogioco. Può essere considerata un’avventura grafica, anche se si può ritenere più appropriato catalogarla come “serie Tv” interattiva.
La stessa struttura la ritroviamo nei prodotti Telltale; partendo ovviamente dai tie-in (The Walking Dead, Games of Thrones) ai prodotti inediti (The Wolf Among Us), i quali basano il loro consenso tra il pubblico soprattutto per gli efficienti sviluppi narrativi, dovuti alle scelte dei giocatori, i quali veicolano la trama e i rapporti tra i personaggi di episodio in episodio. Sullo stesso filone possono essere classificati i titoli dello studio francese (ancora loro!) Quantic Dream: Heavy Rain, Beyond, Fahrenheit ed il prossimo Detroit: Become Human; giochi dallo spessore narrativo unico e dalla complessità inarrivabile dalla maggioranza dei videogiochi. Proprio per queste caratteristiche peculiari, i videogiochi sopracitati, vengono considerati “di nicchia”, nonostante il discreto impatto commerciale che hanno avuto.
Insomma, non ci si aspetti un open world o uno sparatutto; si procede per lo più su binari e l’azione è limitata, e sono proprio queste caratteristiche a renderli prodotti non adatti a tutti. Se da un gioco cercate semplicemente il divertimento spensierato, se la vostra unica ambizione è fare più kill possibili su Call of Duty o raggiungere le “5 stelle ricercato” su GTA, sarà meglio per voi tenervi alla larga. Sarebbe come forzare un estimatore di Made in Sud a guardare per intero una puntata di Mr Robot. Credo che gli esploderebbe il cervello.
Serie Tv e videogiochi: mix quantico
Ciò che ha accomunato tutti i titoli presi in esame finora è la distribuzione. Una distribuzione periodica e studiata a tavolino, così come accade nelle più blasonate serie TV. Ma ci sono anche altri prodotti con strutture molto simili che vengono rilasciati in soluzione unica. Quantum Break, sviluppato dai talentuosi Remedy, è un ottimo testimonial di quanto le serie Tv abbiano influenzato l’ambiente dei videogiochi. L’esclusiva Microsoft è un action in terza persona su binari piuttosto classico nella giocabilità. La trama è un mix ben riuscito di thriller e sci-fi. La novità è che le scene giocabili e quelle scriptate col motore grafico sono intervallate da parti recitate da attori reali, e sono anche di ottima fattura. La trama si sviluppa ad episodi ed anche in questo caso il giocatore sarà chiamato ad attuare delle scelte alla fine di ogni capitolo, che avranno delle conseguenze più o meno gravose negli episodi successivi. L’ispirazione di Quantum Break è nitidamente riscontrabile nelle serie TV di atmosfera fanta-distopica come ad esempio Fringe, una serie TV capolavoro di J.J. Abrams (rovinata da una pessima ultima stagione, ma questa è un’altra storia). Il gioco della Remedy è un ottimo titolo, minato da alcuni difetti che non rovinano nel complesso la godibilità del prodotto finito, che rappresenta un ulteriore avvicinamento tra serie Tv e videogiochi.
Serie TV e videogiochi: Breaking Bad
Ovviamente l’industria videoludica, sempre più avara di soldi e povera di idee, ha colto la palla al balzo ed ha cominciato a serializzare titoli di cui sicuramente non se ne sentiva l’esigenza. Basti pensare all’ultimo Hitman. Una campagna attuata semplicemente per massimizzare i profitti. E non voglio soffermarmi nemmeno sui DLC a pagamento che includono interi capitoli aggiuntivi a giochi pagati a prezzo pieno (altro che Console War, questa dovrebbe essere la guerra che noi videogiocatori dovremmo portare avanti…). Persino il tanto agognato remake di Final Fantasy VII avrà una distribuzione episodica. In conclusione non si può che prendere atto di quanto il sistema delle serie televisive abbia influito sul progresso di quello dei videogiochi; il quale, ovviamente, ha anche imparato gli sporchi trucchi del mestiere, un po’ come l’Heisenberg della mai troppo osannata serie Tv Breaking Bad. Dopotutto è il trend delle ultime generazioni dell’industria videoludica che, permettete la citazione, è “tutt’ denar’ e cattiverj”.

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