Trai i tanti trend negativi che dalla società finiscono dritti all’interno del medium videoludico c’è “il distruggi e acquista”. Numerosissimi i casi di trailer di giochi in sviluppo che collezionano un numero spaventoso di “non mi piace” salvo poi tradursi, all’uscita, in titoli da top ten dei più venduti. Esempio su tutti, Call of Duty che negli ultimi anni ha subito onte di ogni tipo per poi superare ogni record di incassi una volta sugli scaffali.
Internet ed i social offrono infinite possibilità di espressione e condivisione del proprio pensiero, del proprio malcontento o viceversa, ma vanno saputi utilizzare. È incredibile poter avere un confronto diretto con gli sviluppatori in corso d’opera, tristissimo quando si sparano giudizi a caso senza un minimo di basi. È per molti motivi assolutamente lecito scagliarsi contro un Call of Duty, un Assassin’s Creed e perché no, un Metal Gear Survive (e non per la mancanza di Kojima). Potersi informare sui titoli in sviluppo guardando trailer e gameplay è una cosa ottima perché ci si può iniziare a fare un’idea sia soggettiva che oggettiva (per chi sa farlo) su di un determinato prodotto. Nell’era dove è giusto pagare 70 euro per i costi di sviluppo altissimi, il lavoro mastodontico profuso dietro ad enormi produzioni artistiche, ci si può imbattere anche in molte “truffe” ed è assolutamente lecito rispondere a tono e non comprare un determinato videogioco solo perché porta un nome blasonato.
Lamentarsi e poi comprare rende ricchi gli altri
La questione è che, sempre più, oggi ci si lamenta per il gusto di farlo. Si muovono delle critiche pesanti, giuste o sbagliate, e poi si finisce puntualmente per arrivare al day one e lasciarsi prendere dalla tentazione, acquistando ciò che fino al secondo prima si era giurato di condannare al dimenticatoio. Chi vi scrive, non riesce né a capacitarsi della cosa né a trovarvi senso: nessuno ha la verità a portata di mano e può dire cosa è giusto e cosa no, nessuno può dire agli altri come spendere i propri soldi. Giustissimo. Però chi scrive questo articolo non vorrebbe essere circondato da gamers che si lamentano di Street Fighter V che è una tech demo, di un Fallout 4 paleolitico che gira anche malissimo su console, di Assassin’s Creed che ha perso qualunque forma di senso e mordente, di Metal Gear Solid che diventa un volgare zombie game in cooperativa.
Se permetteremo al mercato di andare a briglie sciolte senza porci in maniera un pelino critica, per davvero intendo, su ciò che compriamo, su ciò che viene annunciato, contribuiremo alla drastica riduzione di quei titoli che vale davvero la pena videogiocare. Significa essere catastrofici? Immaginate per una volta che tutte le lamentele profuse per un determinato titolo, siano fatte con sincera convinzione. Immaginate che dopo un mese il gioco in questione abbia venduto 30.000 copie worldwide: vedreste come, per magia, prima di annunciarne uno nuovo riciclando l’85 per cento dal precedente, le software house e le major farebbero finalmente i compiti a casa per paura di un nuovo flop gigantesco. Sviluppare un videogioco, anche se scadente, implica un “bel” minimo di risorse economiche e buttare tempo ma soprattutto denaro è la via più rapida per andare in bancarotta. Se non venisse permesso alle major di operare al risparmio e senza criterio, i risultati si vedrebbero in poco tempo.
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